La nuova serie Appleton

Il giorno 7 Aprile 2021 Campari Academy ha ufficialmente lanciato la rinnovata famiglia di Rum Appleton Estate: l’evento, organizzato da Luca Casale della Academy, si è svolto con una degustazione in diretta YouTube condotta da Marco Graziano di leviedelrum.it.

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Segni di un rinnovo dell’intera linea Appleton erano presenti a dire il vero da parecchi mesi: negli Stati Uniti d’America ed in Canada già nel 2020 iniziarono a comparire nuove bottiglie Appleton dalla sagoma più affusolata, più modaiola se vogliamo, in netto contrasto con le bottiglie “paffute” che storicamente hanno contraddistinto il marchio Appleton Estate. Allo stesso tempo arrivavano nuove etichette, spariva il segnature blend e compariva un Appleton Estate 8 anni (assoluta novità rispetto al passato), in contemporanea il Rare Blend veniva rebrandizzato con il nuovo 12 anni che pure manteneva il collegamento con il passato per il tramite della sue etichetta di colore nero.

Di lì a circa un anno, grazie a Marco Graziano stesso, ricevetti la “tasting box” della nuova linea Appleton: molto bella esteticamente, anzi, stupenda, curatissima in ogni dettaglio, nuovo logo Appleton dorato su fondo blu in copertina ed all’interno i quattro nuovi blend più il bicchiere con filigrana del logo Appleton. Qualcuno tra i lettori già avrà notato a questo punto della storia che qualche cosa non torna… Quattro blend?? Ed infatti, se prima la gamma di prodotti Appleton si componeva di Signature Blend, Rare Blend ed Appleton 21, oggi la gamma si arricchisce di un 15 anni di invecchiamento “Black River Cask”.

Andiamo a scoprirli insieme…

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Appleton Reserve 8 anni

Un entry level che già si colloca ad un buon livello…

Con Appleton Reserve 8 y.o. si inizia con un blend column + pot still in proporzioni non note, indubbia la preponderanza della porzione da colonna.
Al naso: profumo molto interessante, pungente e diretto nonostante la sua gradazione non elevatissima (43%), note pepate, poca vaniglia, una leggera impressione di agrumi. Molto preciso e piacevole.

All’assaggio, l’alcool che si distingueva molto facilmente al naso, in bocca non aggredisce minimamente: docile, morbido, leggero. Si apre con una chiara dolcezza, cui si unisce una leggera pepatura e note di liquirizia... un accenno di arancia e banana arriva leggermente dopo, così anche una più chiara e molto piacevole nota di salmastra.

Finale, leggermente pepato, tranquillo ed onesto.


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Appleton 12 “Rare Cask”

Raccogliere l’eredità del precedente “Rare Blend” è un affare non da poco…

Al naso: aumenta la complessità, sono chiaramente percettibili note calde speziate, del legno per niente aggressivo e molto ben integrato così come note acetate di alcool. Rispetto alla versione “rare blend” 12, lo ho trovato più delicato e caldo, meno spigoloso, questione di gusti, potevano piacere entrambi... io, personalmente, preferivo la versione precedente.

All’assaggio: morbido ed elegante, bilanciatissimo (Joy Spence, c’è poco da aggiungere), note di frutta matura, composta di prugne, spezie calde, gusto molto accattivante.

Finale piacevole, non eccessivamente lungo, anzi un po’ tronco…

Che dire, perfetto ma proprio perfetto per un pubblico che è nella transizione dai “dolcioni” verso i Rum veri e genuini. Piacerà molto la sua morbidezza che però non scade minimamente nella banalità, accenni di pot still arricchiscono il blend e piaceranno anche al pubblico già formato.


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Appleton 15 “Black River Cask”

Si arricchisce la gamma con un blend di 15 anni… e che blend!

Al naso: fine ed elegante con una bella nota spicy, marmellata di albicocche, uvetta ed un leggero accenno al legno tostato. Si esprimono inoltre note alcoliche leggere molto ben integrate. Veramente un blend esagerato, in equilibrio tra pot e column.

All’assaggio: attacco tutto sommato leggero, i soli 43% per i miei gusti sono un fattore limitante, tuttavia in bocca ha una bella apertura, immediata, piacevolissima, nel gusto riflette bene il naso ed aggiunge un chiara nota dolce (non dolcificata, precisazione d’obbligo).

Così come è piacevolissimo l’attacco iniziale in bocca questo Rum si chiude molto, troppo, rapidamente; un vero peccato, il finale è assai volatile. Mi viene il sospetto che questo sia dovuto alla gradazione alcolica, non propriamente eccelsa, non mi sarebbe dispiaciuto affatto bere questo splendido Rum a 53%.

Al di là del mio gusto personale, credo che questo prodotto si rivolga al bevitore “casuale” che cerca comunque una bevuta di gran classe, ed in questo senso mi spiego i 43% che lo renderanno sicuramente più accessibile rispetto ad uno stesso Rum a gradazioni più elevate.


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Appleton 21 “Nassau Valley Cask”

Si rinnova il mitico Appleton 21, ma nel rinnovarsi fa un considerevole passo avanti…

Al naso: veramente un grande blend, molto poco pungente, spiccatamente dolce, ricche note di legno, leggera vaniglia, uvetta e spezie.

All’assaggio: dolce e pepato, molto piacevole, leggerissima astringenza del legno… dopo un po’ si percepiscono anche note calde di scorza di arancia e pure una piacevolissima nota fresca di lime.

Finale: parecchio più lungo dei precedenti Appleton, a dire il vero tutti un po’ troppo cortini per i miei gusti, questo ha una buona permanenza e pure una certa forza, molto buono! La dolcezza torna, sembra sparire per poi riaffiorare dopo poco… ottimo davvero. Anche qui sarà questione di gusti, ma a mio personale parere, questo Rum si colloca una spanna sopra il vecchio 21 anni.


Che dire, nel complesso Appleton ha rinnovato l’intera gamma dei suoi prodotti mantenendo un chiaro collegamento con la qualità che ha da sempre contraddistinto la sua produzione di Rum ed al tempo stesso “svecchiando” l’immagine che si portava dietro: nuovo brand, nuova bottiglia snella, nuovo packaging, qualità come sempre in stile Appleton.

Se vogliamo Appleton si conferma come il produttore di qualità di Rum Giamaicani per il grande mercato; i fan del super-funk giamaicano non trovano in Appleton un prodotto di riferimento oggi così come non lo trovavano prima, qui la partita si gioca sulla finezza del prodotto non certo sulla sua dirompente carica funk. D’altra parte Appleton non fa segreto che non usa i tipici metodi di fermentazione giamaicani tipo Dunder, qui i sapori in gioco sono quelli eleganti e raffinati dell’invecchiamento e del sapiente blend.

Cosa manca secondo lo scrivente alla gamma Appleton? Non sono nessuno per dire cosa debba o non debba essere presente nella gamma di un brand storico così eccellente ed importante come Appleton, ma da appassionato di questo brand, mi piacerebbe, anzi, sarei straordinariamente felice di trovare un blend (perché da lì non ci si muove) con prevalenza pot still ed a gradazione più elevata, diciamo sui 50% - 55%, un Appleton che flette i muscoli ad un prezzo ragionevole… In tal senso la serie Appleton Hearts ha aperto le danze, con la tripla release Appleton 1994 - 1995 - 1999; ora, tra la release millesimata full-proof a disponibilità ridottissima e la release blended da decine di migliaia di bottiglie, ecco, penso che si possa trovare uno spazio anche per un bel pot-still non millesimato a grado più elevato. Ma questa rimarrà certamente una mia fantasia…

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