Caroni Employees 5th release.. finalmente!

In questo articolo troverai i miei commenti “a caldo” dopo l’assaggio dei tre ultimi Caroni Employees 5th release:

  1. CARONI ROOPNARINE “ROOP” TOLSIE - Heavy Rum, 66,1% alc;

  2. CARONI DHANRAJ “DAN” MAHARAJ - Heavy Rum, 66,3% alc;

  3. CARONI DEODAT “BREEZE” MANMOHAN - Heavy Rum, 66,7% all;

  4. Impressioni Finali

Caroni Employee 5th edition, qui in edizione da 10 cl

Caroni Employee 5th edition, qui in edizione da 10 cl

Dopo qualche settimana di attesa è arrivata la serata giusta per assaggiare i tre ultimi Caroni di casa Velier. La degustazione si è potuta compiere grazie alle bottigliette da 10cl edizione VSGB, purtroppo credo che saranno poche le bottiglie da 70cl che verranno aperte e gustate dai consumatori. Caroni oramai è un prodotto “da investimento”, guai ad aprire una bottiglia, ma lasciamo le polemiche per un altro post.

Un breve precisazione che vale per ognuno dei 3 Caroni oggetto del presente articolo: tutti e tre si presentano al loro grado pieno “cask strength”, tutti e tre sono distillati nel 1996, hanno avuto un invecchiamento 100% tropicale e sono stati messi in bottiglia nel 2021, presentano quindi 23 anni di invecchiamento… ALT!! Ma come 23 anni? Distillati nel 1996 e messi in bottiglia nel 2021, se l’aritmetica non è un opinione, fa 25 anni… giusto, ma è bene sapere che l’imbottigliatore ha inteso preservare completamente la natura tropical aged di questi Caroni e pertanto al momento dell’importazione in Europa ha deciso di interromperne l’invecchiamento spostandoli dalle loro botti originarie a dei fusti in acciaio inox, di fatto interrompendo lo scorrere del tempo per un prodotto di questo genere. La selezione e conseguente trasferimento in acciaio avvenne nell’Aprile del 2019, ecco spiegati i 23 anni di invecchiamento di questi prodotti a fronte di date all’apparenza non coerenti con tale affermazione.

1. CARONI ROOPNARINE “ROOP” TOLSIE

06. CARONI ROOP.jpg

Già il colore è una magia, scuro dai riflessi ambrati.

Gli occorrono parecchi minuti per aprirsi, non bisogna essere frettolosi, in questo caso giocava Italia e Belgio, ed una buona parte del primo tempo è passata tra versare, muovere, lasciare riposare… insomma, 20 minuti ci vogliono tutti per togliere quella chiusura iniziale.

Naso: carattere assai dolce, composta di frutta dolce, sentori dolci e pungenti al contempo di melasse, legno umido ed idrocarburi in seconda battuta. Dopo un bel po’ emergono anche cuoio, chissà del tabacco, ci siamo capiti quei gusti un po’ acri che non ci dispiacciono affatto.

Bocca: attacco molto forte e deciso, ci sta, 66% si dovranno pur sentire. Senza diluizione mi impongo di berlo a piccoli sorsi, emerge con minore intensità rispetto alle sensazioni olfattive frutta dolce, più marcatamente invece il legno, sensazioni retronasali mentolate, gli idrocarburi quasi spariscono. Dopo un po’, non alla prima bevuta, si percepiscono più marcatamente le note di frutta secca, legno tostato.

Splendido esemplare di Caroni tropical aged, forte e intenso, note dolci molto marcate, una piacevole sorpresa in un Rum così invecchiato.

2. CARONI DHANRAJ “DAN” MAHARAJ

Con Dan si fa un tuffo nei toni dark e oscuri, sarà un condizionamento dato dal fatto che l’etichetta è nera ed il liquido è più scuro, oppure l’etichetta è stata scelta per sottolineare il carattere dark pre-esistente? Scopriamolo insieme…

Naso: più balsamico, note più dark, idrocarburi si sentono più decisi e forti, persistenti; con il passare del tempo, note di acetone e frutta matura emergono chiaramente e ingentiliscono il tutto.

Bocca: attacco forte, ma per nulla eccessivo, anche a sorsi più decisi rispetto al “Roop” si lascia bere benone, perfetto. I gusti sono amalgamati in un tutt’uno splendido: note balsamiche, astringenza del legno, la dolcezza della frutta seppure sotto forma di un ricordo fugace, tutto questo unito ad una grande intensità.

Finale lungo ed intenso.

A tratti lo ho quasi preferito a Roop, ma è veramente difficile spingersi in paragoni, personalmente apprezzo molto le note dark, i sentori del legno e l’astringenza, però riconosco che questa è una preferenza mia, molto soggettiva.


CARONI DEODAT “BREEZE” MANMOHAN

06. CARONI BREEZE.jpg

Dopo le note dark di Dan, serve una ventata di freschezza, ed ecco che arriva Breeze:

Naso: parrebbe più intenso dei due che lo hanno preceduto, con note di acetone più marcate, dopo un po’ di riposo nel bicchiere emergono più nitidamente una bella dolcezza fruttata, acetone, ed idrocarburi. Con un po’ di diluizione si apre ulteriormente e sembrano aggiungersi delle leggere note balsamiche ed una punta di zest di limone.

Bocca: anche qui un attacco molto deciso, non è quasi il caso di dirlo, con questa tipologia di Rum ci si stupirebbe dell’incontrario. Molto astringente e dai sentori di legno cui si unisce una dolcezza di fondo che richiama alla frutta, alle melasse; molto bilanciato.

Finale lungo, ovviamente, emerge a più riprese un sentore di idrocarburi che ci ricorda che sì, stiamo proprio bevendo quel Rum di Trinidad lì.


4. Impressioni finali

Non si tratta di una bevuta semplice: la serie dei "Caroni “Employees” ha come comune tratto distintivo quello di essere dei Rum messi in bottiglia al loro grado pieno (cask strength) e di avere un invecchiamento 100% tropicale assai prolungato, questi due fattori, uniti al carattere heavy del Rum della ormai defunta Providence Distillery, fanno sì che le bevute siano lunghe e parecchio impegnative. Va da sé che per il bevitore appassionato al crescere dell’impegno e della complessità nella bevuta, cresce parimenti la soddisfazione ed il piacere.

Mi ha stupito come i tre Caroni di questa sera fossero diversi l’uno dall’altro, manifestando ciascuno doti da campione in un particolare frangente: “ROOP” per il suo carattere dolce e fruttato lo ha reso il più accessibile dei tre; “DAN”, di contro, per i suoi toni scuri e legnosi, ritengo sia quello di più difficile approccio; “BREEZE” per essere quasi un trait d’union fra i due che lo hanno preceduto, forse il migliore?

Pur ragionando in termini soggettivi, cioè “a mio gusto”, mi risulta difficile stabilire quale possa essere stato il migliore. Da un lato mi viene da dire Breeze, che prende il meglio di Roop e di Dan, e li riporta nei ranghi, creando un insieme coerente e piacevole. Dall’altro lato c’è anche da dire che in un Rum, gli eccessi, le particolarità, qualora esprimano carattere, sono proprio quelle caratteristiche che fanno sì che un prodotto ci rimanga più impresso: così avrò sempre in mente la confettura al retrogusto di benzina che mi ha trasmesso Roop, così come gli eccessi dark di Dan, mentre Breeze, nel suo superiore equilibrio mi sarà più difficile ricordarlo. Servirà un secondo, ed un terzo riassaggio, per dirimere questa questione.

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